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Medici specialisti: la Corte di Giustizia Europea, con una pronunzia dello scorso 24 gennaio 2018, ha messo ordine nella delicata materia del diritto alla adeguata remunerazione dei medici che hanno frequentato corsi di formazione specialistica prima del 1991.

La Corte di Giustizia Europea, con una sentenza del 24 gennaio 2018, è intervenuta sulla vexata quaestio del diritto alla adeguata remunerazione dei medici che hanno frequentato corsi di formazione specialistica prima del 1991.
La pronunzia sembra mettere ordine, finalmente, in una materia assai delicata, che ha visto coinvolti migliaia e migliaia di medici, in tutto il territorio nazionale, che hanno conseguito la propria specializzazione nel periodo anteriore al 1991.
Una tematica assai “delicata”, vista la posta in gioco: lo Stato ha già risarcito i professionisti medici specializzati per svariati milioni di euro e rischia, oggi, di essere condannata ad un esborso di diversi miliardi di euro.
Ed è una sentenza, quella della Corte di Giustizia Europea, che segna una svolta epocale nel riconoscimento del diritto al giusto trattamento economico per gli anni di specializzazione conseguiti.
L’annosa vicenda nasce dalla mancata attuazione nel nostro ordinamento della Direttiva 82/76/CEE, che aveva previsto per il periodo di specializzazione dei medici, a tempo pieno e a tempo parziale, una “remunerazione adeguata” in tutti gli Stati membri.
Il legislatore italiano aveva invece tardivamente attuato la Direttiva, in modo (quantomeno) parziale, attribuendo benefici ai soli laureati iscritti ai corsi di specializzazione a cominciare dall’a.a. 1991-92 ed escludendo, pertanto, chi aveva frequentato i suddetti corsi nel decennio precedente, nonché tutti i medici il cui periodo di formazione coincideva con il periodo di adattamento alla normativa europea.
Ebbene, la Corte di Giustizia Europea, su “impulso” della Corte di Cassazione, ha sciolto i nodi principali che hanno da sempre caratterizzato le controversie nei Tribunali di tutta Italia, con esiti tutt’altro che omogenei.
Sotto un primo profilo, è stato riconosciuto che qualsiasi formazione, sia a tempo pieno che a tempo ridotto, come medico specialista, iniziata nel corso dell’anno 1982 e proseguita fino all’anno 1990 deve essere oggetto di una remunerazione, con riferimento al periodo successivo al 01/01/1983.
Sotto un secondo profilo, è stato affermato che ogni stato membro dell’UE ha l’obbligo di prevedere una remunerazione adeguata per tale periodo di formazione.
Più in dettaglio, il riconoscimento di una giusta remunerazione prescinde dall’adozione, da parte degli stati membri, di misure di trasposizione della direttiva 82/76.
Difatti il diritto dell’UE impone, comunque, il risarcimento dei danni derivanti dalla mancata trasposizione della direttiva.
La conseguenza principale della pronunzia, sul piano applicativo, sarebbe rappresentata dal superamento del limite prescrizionale decennale all’azione, decorrente dalla entrata in vigore della l. n. 370/1999: non essendo mai stata pienamente attuata nel nostro ordinamento la direttiva 82/76, potrebbe da oggi trovare definitivo accoglimento la tesi, fortemente invocata dai medici specialisti, secondo la quale il termine di prescrizione non è mai cominciato a decorrere.
Altro aspetto di particolare rilievo è quello relativo al quantum risarcitorio: nell’affermare che l’ammontare del risarcimento deve essere determinato sulla scorta di quanto previsto dalla normativa nazionale di trasposizione, dovrebbe trovare applicazione il criterio che si fonda sul d. lgs. n. 257/1991, con riconoscimenti molto più cospicui rispetto a quelli sino ad oggi liquidati e senza contare interessi e rivalutazione monetaria.
Tanti sono i giudizi ancora in corso, il cui esito sarà inevitabilmente influenzato dalla pronunzia appena esaminata.
E molti di più potrebbero essere i medici che agiranno in futuro per la tutela dei propri diritti, proprio in conseguenza del chiaro dettato della storica sentenza della Corte di Giustizia Europea che, è bene ricordarlo, ha una efficacia diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale.
Sono state dunque tracciate nuove e più sicure “linee guida” per la giurisprudenza italiana.
Non resta, a questo punto, che attendere le pronunzie dei Tribunali del nostro paese, i quali saranno chiamati a dare concreta applicazione ai precetti dettati dalla Corte di Giustizia Europea.
Certo è che la sentenza pare porre rimedio ai mancati e tardivi interventi del legislatore italiano, fornendo una impronta legata al rigido recepimento di quei principi del diritto comunitario che non sempre riescono a trovare una giusta e puntuale applicazione sul territorio nazionale.
Studio Legale Fidone, con un team composto da Giovanni Francesco Fidone, Luciano Caminiti, Rosario Giommarresi e Bruno Palumbo, è già impegnato nella difesa dei medici che hanno conseguito la specializzazione nel periodo anteriore al 1991 e presto avvierà ulteriori azioni giurisdizionali, anche alla luce della recente pronunzia della Corte di Giustizia Europea.

Qui di seguito l’intervista sulla rivista Insanitas

Rimborsi agli ex medici specializzandi, arriva il sì della Corte Europea

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